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Accompagnamento scolastico: qual è stato il tuo stile quest’anno?

L’anno scolastico volge al termine.
Ci sono le ultime interrogazioni, le gite di fine anno, le pagelle che si avvicinano…
Ma c’è anche qualcosa di più profondo, che spesso dimentichiamo di osservare: come abbiamo accompagnato i figli nel loro percorso scolastico? Qual è stato il nostro modo di esserci, giorno dopo giorno, tra zaini da preparare e emozioni da accogliere?
Com’ è stato il tuo accompagnamento scolastico quest’anno?

Sei statə presente, ma rispettosə?
Hai lasciato troppo spazio… o forse troppo poco?
Hai sostenuto oppure sostituito?

Sono domande delicate.
Non esistono risposte giuste o sbagliate.

Esiste però il bisogno di fermarsi e guardarsi dentro, con autenticità e senza giudizio.

Bambini con zaino si avviano verso scuola

Perché è importante osservare il nostro modo di essere genitori, soprattutto a scuola?

La scuola non è solo un luogo dove si imparano nozioni, è uno spazio emotivo, sociale, identitario.
Un “mondo” in cui bambini e bambine imparano a stare nel mondo.

E l’accompagnamento scolastico dell’adulto in questo processo può fare la differenza tra:

  • una persona piccola che si sente capace, vista e supportata
  • e una che si sente sola, controllata o inadeguata

In questo articolo ti accompagno a riflettere su tre stili ricorrenti nel contesto scuola-famiglia, e sulle tante sfumature intermedie che ciascun adulto attraversa nel tempo.

mamma batte cinque a figlia

1. Lo spettatore affettuoso:”Sono presente, ma non invado”

È chi assume un ruolo più defilato.
Non fa troppe domande, non entra nella gestione quotidiana dei compiti, non si intromette nelle dinamiche scolastiche. A volte, lo fa per rispetto dell’autonomia, altre per insicurezza o disorientamento.

Il problema?
Quando questa presenza non è accompagnata da connessione emotiva, può essere percepita come disinteresse.

Chi cresce può sentirsi solə, senza una figura di riferimento che sostenga nei momenti critici.

Il messaggio implicito che riceve è: “Quello che vivi non è poi così importante.”

Rifletti: sei presente nella quotidianità scolastica in modo che chi cresce (tuo figlio, figlia) si senta sostenuto, anche senza invadere?

2. Il direttore d’orchestra: “Seguo ogni nota per evitare stonature”

All’estremo opposto troviamo chi è molto coinvolto.
Talvolta, troppo.

È chi ricontrolla i compiti, anticipa le consegne, si confronta spesso con gli insegnanti, fa domande continue su voti, verifiche, compagni.

Dietro a questo atteggiamento può esserci l’intento di proteggere.
Ma il rischio è che lə figliə si abitui a delegare, a non sviluppare fiducia nelle proprie capacità.

Quando il controllo supera l’ascolto, il messaggio diventa: “Tu non sei in grado di farcela da solə.”

Studi sull’autonomia e l’autoefficacia (Bandura, 1997) hanno dimostrato che chi si sente controllato sperimenta più ansia scolastica e meno motivazione intrinseca.

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Rifletti: in che modo, pur volendo aiutare, potresti aver tolto occasioni di crescita?

3. Il faro che orienta: “Ti illumino il cammino, ma non scelgo io la strada”

Questo stile rappresenta una guida presente e fiduciosa.
Chi accompagna così osserva senza invadere, offre strumenti ma non soluzioni pronte, ascolta prima di intervenire.

Essere un faro significa credere nelle risorse dellə figliə, anche quando sbaglia.
Significa lasciare che faccia esperienza, offrendo un porto sicuro ma senza ancorarlo troppo stretto.

È un atteggiamento che spesso nasce da un percorso personale, fatto di consapevolezza, ascolto e fiducia e che permette un accompagnamento scolastico intenzionale ed efficace.

Rifletti: in quali momenti ti sei sentito/a come un faro? Come potresti potenziare questo stile?

bambino batte il cinque ai genitori

Siamo storie in evoluzione: il nostro modo di esserci cambia con noi

Ogni persona adulta che accompagna nel cammino della crescita (che sia genitore, nonno, educatore o figura di riferimento) è un essere in cammino.

Non esiste un modello perfetto da incarnare, né uno stile che rimane identico nel tempo.
Siamo esseri umani. E come tali, attraversiamo stagioni, emozioni, fatiche, trasformazioni.

A volte siamo presenti ma silenziosi, perché stanchi o confusi.
A volte diventiamo direttivi, perché abbiamo paura che lə nostrə figliə non ce la faccia.
Altre volte ancora riusciamo ad essere fari: presenti, accoglienti, fiduciosi.

Il punto non è fissarsi su una categoria.
Il punto è imparare a riconoscere da dove stiamo agendo.

Agiamo dalla paura o dalla fiducia?
Dall’automatismo o dalla consapevolezza?
Dalla fretta di ottenere un risultato o dal desiderio di accompagnare un processo?

Questa consapevolezza è già trasformativa. Leggi anche “Essere genitori consapevoli”

Educare, in fondo, è una forma di relazione viva.
E le relazioni vive si nutrono di cura, ascolto, presenza e autenticità.

Ci saranno momenti in cui cadremo nei nostri automatismi.
Ci saranno giorni in cui vorremmo avere un copione perfetto.
Ma ciò che conta davvero è scegliere, ogni giorno, come vogliamo esserci.

E farlo restando fedeli a chi siamo.
Perché l’unicità di un bambino o una bambina si nutre dell’unicità di chi l’accompagna.

Ti racconto una storia…

L. è una mamma di due figli, uno in seconda elementare, l’altro in prima media. Quando è arrivata in consulenza con me, aveva il cuore pieno di dubbi: “Mi sembra di correre sempre… faccio di tutto ma è una lotta continua: per i compiti, per lo studio, per i voti!”

Abbiamo iniziato un percorso dolce, fatto di domande più che di risposte.
Ha scoperto che spesso interveniva per ansia di non farli fallire.
Che non riusciva a tollerare i loro errori, perché dentro di sé li viveva come suoi fallimenti.

Oggi L. è più centrata, più fiduciosa, più presente. Il suo accompagnamento scolastico è cambiato!
Non parlo di perfezione, ma autenticità.

E i suoi figli? Hanno iniziato a prendersi più cura del proprio percorso scolastico, da protagonisti.

Un tempo prezioso per fermarsi e scegliere

La fine dell’anno scolastico è un tempo prezioso per fermarsi, osservare, scegliere.
Non per “fare meglio”, ma per esserci meglio.

E se dentro di te sta nascendo il desiderio di andare più a fondo, sappi che esistono spazi accoglienti dove questo cambiamento può iniziare a fiorire, uno è lo spazio protetto del counselling o della consulenza.

Non serve fare tutto subito. A volte basta fermarsi, ascoltarsi, e lasciar emergere una domanda vera.

Essere genitori è un cammino che si costruisce passo dopo passo.

Qual è il prossimo che senti di voler compiere, per esserci in modo più autentico e rispettoso? Se ti va di condividerlo con me puoi scrivermi a info@cuoreincartella.com, leggo e rispondo sempre con piacere.

Ti sono vicina,

Ilenia

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